di Armin Greder
traduzione di Alessandro Baricco
Orecchio acerbo 2008, € 16,50
5+
Un mattino, gli abitanti dell’isola trovarono un uomo sulla spiaggia, là dove le correnti e il destino avevano spinto la sua zattera.
L’uomo li vide e si alzò in piedi.
Non era come loro.
Un grido forte, acuto, contro l’indifferenza. Un libro per tutti quelli che ai muri preferiscono ponti
“Una storia di tutti giorni” recita il sottotitolo de L’isola, testo e illustrazioni di Armin Greder. Ed è tristemente vero, se si pensa a quel che sta accadendo in Europa oggi, anno 2016, e che dimostra l’attualità di questo libro editorialmente “vecchio” perché pubblicato ormai una decina di anni fa.
Armin Greder racconta che l’idea di scrivere questa storia gli venne notando alcuni fatti e atteggiamenti infiltratisi nella società, come l’episodio apparentemente banale di un manifesto elettorale che in Svizzera proponeva l’immagine di tre pecore bianche che cacciano fuori dalla bandiera una pecora nera “per maggior sicurezza”.
Proteggere i luoghi evitando contaminazioni non è certo il modo migliore né il mondo migliore per e in cui vivere: «Sono contro la monocultura. Nelle piante genera infestazioni di insetti, nelle persone genera ignoranza. Quanto più sventolano le bandiere, tanto più temo il patriottismo, perché non è troppo lontano dal nazionalismo».
In un momento storico così strano e difficile, in cui si ergono muri a difesa da chi scappa da guerra e miseria, si danno punti a favore degli integralismi e del terrorismo psicologico.
Una storia di tutti i giorni, proprio così, in cui il forte scaccia il debole e al contempo ne ha paura; in cui il padrone di casa non è ospitale, non offre, non accoglie, ma si limita, per una certa questione morale un po’ malata, a raccogliere se proprio deve.
La scelta di collocare questa storia in un’isola è molto forte, perché l’isola richiama in sé un immaginario aperto, orizzonti distesi e lontani, spiagge e approdi. Per contro, l’idea di un’isola trincerata, chiusa, murata, è un ossimoro che porta a riflettere alterando lo sguardo e conducendolo più a fondo, accompagnato da un apparato iconografico decisamente espressivo e straniante. Diremmo anzi, violentemente espressionista se non nel colore nel tratto e nelle scelte che richiamano un certo Goya, o anche simbolista (alla Munch, per intenderci).
«Quello tra scrittura e immagini è un rapporto necessario e articolato. Se un’illustrazione si limitasse a ripetere ciò che dice il testo, uno dei due, illustrazione o testo, sarebbe superfluo. La relazione tra testo e immagine non deve equivalere a testo più immagine, ma al testo moltiplicato dall’immagine. Un esempio: all’inizio de L’isola la tavola mostra l’uomo che gli abitanti hanno trovato in spiaggia. Il testo non lo descrive. Dice solo: non era come loro. Il significato di questa descrizione conta molto più per gli abitanti dell’isola che per lui. Come sono loro, se non sono come lui? Qui il testo è muto, non risponde. Lascia che a dircelo sia l’immagine, che appare quando si volta pagina».
Il testo parla, le illustrazioni aggiungono… ci narrano ad esempio di una società in cui la vita di tutti i giorni è maschilista, in cui i bambini imparano e ripetono gli stessi comportamenti e atteggiamenti (sbagliati) degli adulti, uomini solo apparentemente forti e realmente stolti.
Una madre avvertì il suo bambino: “Se non finisci la minestra lo straniero verrà qui e ti mangerà”.
“I bambini hanno paura di lui”, raccontava il maestro, la sera, all’osteria.
“E’ sicuro che se solo avrà l’occasione ammazzerà tutti”, dissero alla polizia.
Il giornale titolò: “Lo straniero semina la paura”. Nero su bianco.
Greder snocciola parole così vere e pesanti, così rumorose, come:
E in effetti la paura cresceva. Alcuni dissero che la situazione era ormai pericolosa. Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi, dissero altri. Era già abbastanza difficile così: non era possibile occuparsi anche degli altri. Sta a vedere che chiunque arriva… Quell’uomo non era di lì. Era uno straniero. Doveva andarsene. Così tornarono alla stalla… presero l’uomo, lo condussero alla sua zattera e lo spinsero in mare.
Tradotto in moltissime lingue, The Insel ha ricevuto premi in tutto il mondo, fra cui il Goldener Apfel/Golden alla Biennale di Illustrazione di Bratislava del 2003. A L’Isola, hanno fatto seguito La città (tradotto sempre da Alessandro Baricco e uscito in anteprima internazionale in Italia per orecchio acerbo, 2009).
Vi invitiamo a guardare (dal Laboratorio di Comunicazione e Narratività dell’università di Trento):
L’isola, video lettura di Marco Dallari
[daniela melis]