Arianna Papini
Donzelli Editore, 2014, € 22
4+
Lo sappiamo tutti che le stagioni dipendono dalla terra che gira, dal sole che ci riscalda un po’ sì e un po’ meno, da un sacco di questioni molto precise e molto razionali. Ma poi… come ti spieghi la sensazione che da’ il primo profumo di gelsomini, quello di quando è ancora inverno e una mattina di sole esci a fare una passeggiata ed è lì alle porte, qualcosa di diverso, che ti fa pensare “sta arrivando, finalmente.” Primavera… Per esempio.
“La copertina leggera senza il piumone.”
Quella sensazione non c’è nel libro di scienze, ma in questo albo illustrato, un po’ si’.
In questo albo c’è un racconto un po’ mitologico, una cosmogonia delle stagioni, la narrazione di piccole cose che a qualcuno, ma non a tutti (perché non tutti sono attenti alle piccole cose), fanno dire, per esempio… L’inverno mi piace di più. L’inverno del camino acceso, delle bucce di mandarino messe a essiccare, del Natale e dei gelati di neve.
In questo libro c’è il paese dell’autunno per sempre, quello dell’estate per sempre, della primavera e dell’autunno per sempre. Dove la vita scorre sempre uguale, giorno dopo giorno, sempre uguale. E all’inizio è bello e ognuno sembra il paese migliore del mondo, ma poi ci si stufa di tutto questo per sempre.
“Perché le cose belle sono belle in confronto a quelle brutte. E ogni posto, se è per sempre, perde la sua gioia. E tutti hanno nostalgia senza capire di cosa.”
Per fortuna c’è il vecchio del mare, che con i suoi amici viaggiatori pensa a come si può fare per non stufarsi più.
Infine, in questo libro, c’è una mamma sognante e bambina, che non ha paura di rispondere alle domande difficili. E due bambini prima del sonno, che ne fanno proprio tante, domande difficili, ma molto belle. Proprio belle, se per rispondere, in quel silenzio denso, vien fuori la storia di Landu’ dalle gambette magre, della manta che vola sott’acqua e dell’uccellino dal fischio d’autunno, tutti in viaggio alla ricerca di una soluzione.
“Il vecchio parlo’… Ogni paese per sempre sarà un paese per un po’ e non ci annoieremo mai più. I nostri viaggi li chiameremo stagioni e ci ricorderemo che il tempo trascorre perché dopo avremo imparato una cosa in più.”
[emanuela di stefano]