Case stregate

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Massimo Scotti (testo)
Antonio Marinoni (ill)
Topipittori 2014, € 20
età: 8+

 

Una domanda vaga per il mondo, da quando il primo uomo è comparso sulla terra, anzi da quando il primo uomo è andato sottoterra: esistono i fantasmi? Tutti ne hanno visto uno. Ogni zio o qualunque vicino di casa può raccontarvi di quella volta che…eccetera eccetera.
Gli inglesi, soprattutto, amano le storie di fantasmi. Nella loro isola dalle luci incerte, fra nebbie e brume, pare ne siano stati visti parecchi. E la sera di Natale, accanto al fuoco dei caminetti accesi, dicono che proprio quello sia l’argomento preferito. Nel buio, là fuori, sembra che si aggirino presenze spaventose.
Ma la verità è una sola: non c’è nessuna, proprio nessuna prova certa che esistano i fantasmi. Peccato.

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Cupe atmosfere alla Dickens, figure mitologiche, credenze popolari, invenzioni letterarie… Questo è un albo per veri appassionati, che ripercorre la storia delle storie sulla morte e sui morti, dall’inizio dei tempi. Da Diaponzio, uno dei primi spettri (inventati) della storia nel III sec. a.C. alle presenze un po’ troppo sinistre dei condomini moderni; dall’antica Grecia, dove se ne incontrano parecchi, alla Germania e all’Inghilterra, alla Francia e agli Stati Uniti, fra medium e fatti inspiegabili, teste mozzate, apparizioni di bellissime fanciulle dalle labbra viola, si arriva fino in Italia, laguna veneta. Qui, fra isole poco abitate o deserte, ce n’è una particolarmente “sinistra”, Poveglia, che gli esperti identificano come “il luogo più infestato della terra”, dove immerse in atmosfere da brivido vagano presenze oscure, entità enigmatiche. Un luogo ostile alla vita che a fine Settecento, in un’Europa colpita da ondate di epidemie, fu un’isola-ospedale dove venivano confinati i malati. In tanti morirono, ovviamente, e a quanto pare se ne stanno ancora lì, per questo oggi l’isola è chiusa al pubblico. La frequentano solo i cacciatori di fantasmi.

 

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Amanti della paura, dei brividi e delle atmosfere cupe, questo libro fa per voi! Lasciatevi catturare dalle misurate parole di Massimo Scotti e dalle sublimi immagini di Marinoni.
[NdR, da Treccani: In estetica, il sublime, concetto elaborato in ambiente neoplatonico tra il 1° e il 2° sec. a.C., allo scopo di definire la proprietà dell’arte di indurre, per le sue connotazioni di mistero e di ineffabilità, a uno stato di estasi, e poi ripreso nei secoli 18° e 19° per sottolineare, con varie interpretazioni, spec. in contrapp. al pittoresco, la capacità dell’arte, in conflitto con la razionalità, di dare consapevolezza emotiva dell’infinità e della potenza irresistibile della natura.]

Il confine che ci separa dall’invisibile è tanto sottile quanto invalicabile. Nessuno, mai, nessuno, proprio nessuno è tornato, a memoria d’uomo, da quel luogo in cui si va una volta sola, chiudendo alle proprie spalle una porta che nessuna chiave può aprire. Da sotto la porta, però, qualcuno dice di aver visto trasparire qualche luce.

 

[daniela melis]

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